Silenzio, si spera

Paludi irachene, provincia di BassoraNel nome è il destino. Una massima latina che ha una sua verità. E ha una sua verità per i nomi degli uomini, dei luoghi,  anche delle idee. Così, quando i colleghi Amedeo ed Elio, insieme a Susan Dabbous e Andrea Vignali, diedero il nome al nuovo progetto, quel titolo non ci piacque affatto.


"Silenzio, si muore" ha una forza disarmante, un retrogusto sinistro. Eppure mai nome di un progetto mediatico sulla Siria sembrava più azzeccato. Era perfetto per descrivere una tragedia dimenticata, per accendere l'attenzione sulle migliaia di vittime dall'inizio delle proteste, per dare l'idea di una terra dove il silenzio e l'acquiescenza, per il timore che qualcuno possa parlare, e peggio, perseguitarti e ucciderti, la fanno da padroni dai tempi di Assad padre.  Ma certo non avevamo previsto che in quel nome ci sarebbe stata una parte della storia e che la storia sarebbero stata, involontariamente, loro.

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