Lo zoombie di Bassora

uomo col turbante

Chissà se il violentatore dei giardinetti del quartiere Giambellino aveva mai letto i racconti di Hassan Blasim. Chissà se Hassan Blasim lo avrebbe scelto come protagonista dei suoi racconti. Davvero non saprei. Fatto sta che la storia dell'homeless iracheno M.K. che a Milano ha stuprato alle 10 di sera la cassiera 42enne del bar di due strade più avanti avrebbe potuto essere benissimo figlia di uno degli incubi post-occupazione di Hassan Blasim.


Una pletora di morti viventi che emergono da pozze di orrore e oro nero dell'Iraq, zoombie pronti ad assumere altre identità per poi risputarle nel momento in cui la follia prende il posto della sanità mentale, non nel sogno ma nella realtà. Questa volta la follia dei vivi si manifesta in un pomeriggio d'inverno, tra una panchina scoperta e l'altra, in un giardinetto di alberi spelacchiati a Milano Sud, non troppo distante dalle pantegane del naviglio.


Chissà cosa Hassan Blasim avrebbe costruito sulla figura del violentatore iracheno che ogni sera si andava a distendere sulle sedie verdi, vicine, troppo vicine ai canali fetidi di Milano. Avrebbe scoperto che quell'uomo era nato a Bassora e che lavorava per una grande azienda straniera petrolifera prima della guerra del Golfo. Che durante la guerra contro l'Iran aveva ottemperato al servizio militare come copilota di mig di Saddam e che, fosse stato per lui, si sarebbe divertito a sabotare tutti i serbatoi degli aerei militari, solo per il gusto di vedere scorrere il gasolio e odorarlo come piaceva a lui. Avrebbe scoperto che al suo ritorno aveva fatto fortuna, diventando dirigente e che aveva spesso accettato inviti a cena dal dittatore per rassicurarlo che con quegli stranieri gli affari andavano benone. Ma si sarebbe indignato nel sapere che durante l'occupazione la sua attività preferita era stata quella di fare sparire le teste dei traditori in certi pozzi neri che solo lui conosceva e che, successivamente, si era precipitato a omaggiare il governatore sciita con un anello di ambra e una serie coupon di benzina da presentare in una famosa mega pompa in uscita da Bassora.


Magari lo scrittore provetto Blasim avrebbe capito che M.K. aveva una nostalgia pazza di quei canali, quei navigli signorili nella città veccia di Bassora. Presto li avrebbe visti degradare sotto il colore degli sversamenti petroliferi della sua azienda, tra cumuli di spazzatura e ratti grandi come gatti. Avrebbe capito che il violentatore corrotto non poteva stare lontano dal naviglio. Perchè gli piacevano le pantegane, l'acqua salmastra e il nero petrolifero dei suoi fondali.


Ma forse, Hassan Blassim, avrebbe fatto un unico errore. Avrebbe colto M.K. nell'atto dello stupro come un ladro nel sonno, immaginando che l'aggressione fosse stata consumata solo nella sua immaginazione. Invece la realtà supera sempre la fantasia e, stavolta, il migrante disgraziato non ne aveva potuto più. Su quella panchina aveva trascinato una donna conosciuta che nel suo immaginario vedeva sgraziata come una giraffa, con un culo piatto da fare schifo e due tette che sembravano due bottoni, con la finaltà di scoparsela dopo otto mesi di magra, finalmente. Quella puttana occidentale. Se M. K. avesse avuto una tanica di benzina a disposizione gliel'avrebbe anche gettata addosso e dato a fuoco.


Ma pensandoci bene, alla fine, non l'avebbe fatto mai. La benzina costa. E crepi l'avarizia è un proverbio che nella legge della strada non l'ha mai biascicato nessuno, nemmeno per scherzo.

 

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